Eleonora Fiorani

Epistemologa e saggista, si occupa delle nuove scienze della complessità e di quelle dell’antropologia e della comunicazione. Ha indagato gli oggetti, i materiali, le territorialità, gli immaginari delle società postmoderne.

Un tessuto, il denim, un capo vestimentario, il jeans, colti nella loro pervasiva presenza e potenza metamorfica nel mondo globalizzato che li ha resi capaci di rappresentare le più diverse performance: dalla democratizzazione al glamour più sofisticato, in cui innovazione e artigianalità si coniugano insieme. Sono questi l’oggetto e la materia dell’artista camerunese Afran. Un tessuto e un prodotto-feticcio così da essere una determinazione totemica, declinata in infinite forme e penetrata nell’immaginario, una sorta lingua universale, intraducibile in qualsiasi altro idioma. Entrambi appartengono, infatti, ai prodotti-segni che hanno invaso tutto lo spazio così da essere diventati una sorta di grado-zero dell’abito. 

Utilizzando un’estetica del montaggio e del frammento, tagliando i jeans, come se scavasse e incidesse nella carne delle cose, e privilegiando cinture, tasche, passanti, come se lì fosse presente qualcosa di misterioso, un potere, una “cosa incantata”, per ricavare il materiale utile a costruire le sue opere, Afran struttura due teste di pesce con le bocche aperte, di grande impatto visivo, da cui è difficile distogliere lo sguardo, che animano una sorta di corpo-scheletro fatto dagli intrecci degli appendiabiti a mostrare il corpo dissolto dell’uomo contemporaneo nelle sue apparizioni sulla scena del mondo, dando vita a un mostro marino in grado di dominare incontrastato su ogni altra creatura e ingoiare tutto ciò che incontra. 

È un’opera che rimanda all’africanità, declinando, nel mondo globalizzato qualcosa di inaspettato e arcaico, un “ritorno del rimosso” che, allargando l’orizzonte della storia, ritrova la natura migrante e polimorfa del denim e del jeans, espressione di un’identità diasporica, un sé che è l’uno e l’altro, uno e doppio.

Eleonora Fiorani, 2014